OMELIA PER LA PROFESSIONE PERPETUA DI
Sr. Maria Agnese del Cuore Misericordioso
“Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, amato, necessario. Non c’è nulla di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo”. Sono le parole che Papa Benedetto XVI disse il 24 aprile del 2005, all’inizio del ministero petrino quale vescovo di Roma, e con le quali saluto tutti voi.
Saluto la madre Abbadessa, Madre Chiara Luce e la Comunità delle Monache Clarisse Cappuccine “Monastero del Corpus Domini”: siete la forza che aiuta la nostra Chiesa e quella intera, come Aronne e Cur, a tenere le braccia alzate verso Dio per tenderle verso il mondo. Siamo grati a Dio per la vostra preziosa presenza nella Chiesa di Cesena-Sarsina, un dono di Dio.
Saluto in particolare Sr. Maria Agnese del Cuore Misericordioso: oggi sei qui davanti a noi per annunciarci con la tua vita che sono vere le parole di Benedetto XVI. Il tuo “si” ci incoraggia, in un momento difficile della storia umana e della Chiesa, con evidente crisi vocazionale. Gesù Cristo continua a raggiungerci da innamorato e rende possibile una risposta d’amore che rende feconda la Chiesa. La tua risposta, segnata dalla presenza della santità di S. Pio da Pietrelcina, proprio a S. Giovanni Rotondo, ti ha catapultato dalla tua terra di Slovacchia in quella di Romagna. E’ stato proprio il frate dalle stigmate che ti ha aiutato a passare da una vita orizzontale, direbbe Papa Francesco, a quella verticale, slanciata verso Dio servendo la Chiesa nel silenzio orante e fecondo di vita sull’esempio di S. Francesco e S. Chiara.
Saluto i tuoi genitori, la tua famiglia, parenti e amici venuti da così lontano per condividere questo momento di festa. Nel mistero della SS. Trinità, che oggi come Chiesa celebriamo, ci sentiamo particolarmente uniti perché siamo un solo gregge con un solo pastore e abitiamo lo stesso ovile.
Un saluto a tutti voi, confratelli nel sacerdozio, diaconi, religiosi/e, laici, che vivete l’esperienza quotidiana, nella diversità ministeriale, di partecipare a costruire il Regno di Dio, dove l’alito divino dello Spirito Santo ci guida alla verità intera che Gesù, Maestro e Signore, ci ha rivelato e che porta a compimento. Ognuno di noi è avvolto nella Trinità attingendo alla misericordia del Padre, come Sposa va incontro allo Sposo che viene sempre, facendo ardere d’amore il cuore perché posseduti dallo Spirito Santo.
Nel brano della prima lettura, tratto dal libro dei Proverbi, la Sapienza descrive la sua origine e i suoi rapporti con Dio riconoscendo di essere stata generata da Dio all’inizio della sua attività, dove per attività s’intende il lavoro compiuto da Dio nella creazione. Il testo fa dire alla Sapienza di essere stata costituita, ancor meglio tessuta fin dall’eternità. Per poi sottolineare la propria anteriorità rispetto alle opere create da Dio: abissi, sorgenti, monti, colline, terra e campi. Il verbo usato per parlare della Sapienza è “generare”. Mi piace sottolineare come la Sapienza è figura femminile che prende la parola e racconta l’opera di Dio, presentandosi come “inizio” di tutto, come compagna di Dio e interprete del suo pensiero. Cerco di spiegare meglio. La Sapienza è inizio e figlia, così come poi Giovanni, nel prologo del Vangelo, ci presenterà il “Verbo”: pure lui Figlio, nella persona di Gesù (Gv 1,1ss). Questo per dire che Dio non è solitudine, ma si lascia aiutare dalla donna Sapienza nella costruzione e nell’intelligenza di tutte le cose: “Quando Egli fissava i cieli io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso (…) quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva i fondamenti della terra” (Pr 8,27.29).
A te, Sr. Maria Agnese, dico: Dio è comunione, relazione d’amore che è il contrario del protagonismo nel quale spesso noi uomini cadiamo, l’opposto dell’individualismo che prende sempre più radici nel mondo. Gli altri fanno parte della nostra vita con i quali condividere l’esistenza, gli spazi, facendo circolare l’amore che avvolge, genera e dà vita. Nessuna forma di convivenza è facile: né matrimoniale, né religiosa. Ma se vissuta, immersi nella relazione trinitaria di Dio, tutto crea, tutto genera, come una nuova primavera nella Chiesa e nel mondo intero. La stessa terra che abitiamo, casa comune, diventa luogo di armonia e di bellezza, mentre chi è fuori da questa logica mina seriamente la convivenza umana, la deforma imbruttendola, bagnando la terra di sangue innocente.
Come ci ha ricordato S. Paolo, scrivendo ai Romani, la ragione fondamentale della “speranza che non delude” trova la sua fonte e il suo culmine nell’amore di Dio. L’amore che è stato riversato nei nostri cuori attraverso il dono dello Spirito Santo (cf. Rm 5,5). E’ sempre Dio che prende l’iniziativa e agisce per primo, pur rimanendo nascosto, per il bene di tutti, seminando il seme della speranza che germoglierà e porterà frutto a suo tempo.
Così è avvenuto nella tua vita, figlia carissima. Oggi in particolare con la professione perpetua, come Sposa, vai incontro allo Sposo che, come dice il Cantico dei Cantici, ti stringe a sè, rendendo la tua vita piena di luce, di gioia, di amore, di passione per la Chiesa che rappresenti.
Nel Vangelo di Giovanni, Gesù ci ricorda che “molte cose ho ancora da dirvi; per il momento non siete capaci di portarne il peso”. In questo cammino trinitario Gesù continua a comunicarci sempre qualcosa di nuovo, è una continua rivelazione che, anche nel tempo che stiamo vivendo, si manifesta attraverso l’azione dello Spirito Santo. Ognuno di noi le capisce nel tempo, attraverso l’esperienza di vita, spesso rattristata da avvenimenti personali, familiari, comunitari, mondiali, ma vivificata dalla vita spirituale. Non tutto è comprensibile, soprattutto quando si coglie che solo attraverso la Croce di Cristo si può capire cosa sia davvero la vita cristiana e il discepolato. Ecco perché c’è bisogno dell’intervento dello Spirito Santo che viene in soccorso alla nostra debolezza. Spirito che non parlerà da sé, ma ci ricorda tutto ciò che avrà udito da Gesù e dal Padre.
Sr. Maria Agnese carissima, concludo con queste parole di S. Gregorio Nazianzeno, mentre ti affido alla Vergine Maria, che è Madre, Sposa e Figlia del suo Figlio, pregando insieme a tutti voi presenti, affinchè tu possa tuffarti sempre in questo mare infinito che è Dio Uno e Trino: “So che attraversiamo il mare con piccole navi e con deboli ali puntiamo verso il cielo trapunto di stelle, mentre parliamo di Dio a quanti lo cercano…. Un solo Dio, senza principio né causa, non circoscritto da cosa alcuna preesistente o futura, infinito che abbraccia il tempo, grande Padre del grande e santo Figlio unigenito: purissimo spirito… egli il Figlio è anche lui creatore e reggitore del mondo, forza e intelligenza del Padre…Canta anche la gloria dello Spirito. Tremiamo davanti al potente Spirito, come davanti a Dio: è per mezzo di lui che ho conosciuto Dio. Egli è evidentemente Dio, lui che mi fa diventare Dio: onnipotente, autore di doni diversi, suscita inni nel coro dei santi…
✠ Don Pino