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Festa della Famiglia diocesana 2025

Due iniziative, in particolare, caratterizzeranno l’annuale “Festa della Famiglia diocesana”.

Domenica 22 giugno 2025, presso il Santuario del Sacro Cuore di Martorano, la Messa presieduta dal Vescovo Antonio Giuseppe Caiazzo nella quale si festeggeranno gli anniversari di matrimonio.

Dal 19 al 24 giugno 2025, presso i locali di Palazzo Ghini a Cesena, sarà allestita una mostra sul Beato Pier Giorgio Frassati in vista della sua canonizzazione fissata per domenica 7 settembre 2025.

Omelia dell’Arcivescovo-Vescovo Antonio Giuseppe Caiazzo per la professione Solenne di suor Maria Agnese

OMELIA PER LA PROFESSIONE PERPETUA DI

Sr. Maria Agnese del Cuore Misericordioso

 

“Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, amato, necessario. Non c’è nulla di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo”. Sono le parole che Papa Benedetto XVI disse il 24 aprile del 2005, all’inizio del ministero petrino quale vescovo di Roma, e con le quali saluto tutti voi.

Saluto la madre Abbadessa, Madre Chiara Luce e la Comunità delle Monache Clarisse Cappuccine “Monastero del Corpus Domini”: siete la forza che aiuta la nostra Chiesa e quella intera, come Aronne e Cur, a tenere le braccia alzate verso Dio per tenderle verso il mondo. Siamo grati a Dio per la vostra preziosa presenza nella Chiesa di Cesena-Sarsina, un dono di Dio.

Saluto in particolare Sr. Maria Agnese del Cuore Misericordioso: oggi sei qui davanti a noi per annunciarci con la tua vita che sono vere le parole di Benedetto XVI. Il tuo “si” ci incoraggia, in un momento difficile della storia umana e della Chiesa, con evidente crisi vocazionale. Gesù Cristo continua a raggiungerci da innamorato e rende possibile una risposta d’amore che rende feconda la Chiesa. La tua risposta, segnata dalla presenza della santità di S. Pio da Pietrelcina, proprio a S. Giovanni Rotondo, ti ha catapultato dalla tua terra di Slovacchia in quella di Romagna. E’ stato proprio il frate dalle stigmate che ti ha aiutato a passare da una vita orizzontale, direbbe Papa Francesco, a quella verticale, slanciata verso Dio servendo la Chiesa nel silenzio orante e fecondo di vita sull’esempio di S. Francesco e S. Chiara.

Saluto i tuoi genitori, la tua famiglia, parenti e amici venuti da così lontano per condividere questo momento di festa. Nel mistero della SS. Trinità, che oggi come Chiesa celebriamo, ci sentiamo particolarmente uniti perché siamo un solo gregge con un solo pastore e abitiamo lo stesso ovile.

Un saluto a tutti voi, confratelli nel sacerdozio, diaconi, religiosi/e, laici, che vivete l’esperienza quotidiana, nella diversità ministeriale, di partecipare a costruire il Regno di Dio, dove l’alito divino dello Spirito Santo ci guida alla verità intera che Gesù, Maestro e Signore, ci ha rivelato e che porta a compimento. Ognuno di noi è avvolto nella Trinità attingendo alla misericordia del Padre, come Sposa va incontro allo Sposo che viene sempre, facendo ardere d’amore il cuore perché posseduti dallo Spirito Santo.

Nel brano della prima lettura, tratto dal libro dei Proverbi, la Sapienza descrive la sua origine e i suoi rapporti con Dio riconoscendo di essere stata generata da Dio all’inizio della sua attività, dove per attività s’intende il lavoro compiuto da Dio nella creazione. Il testo fa dire alla Sapienza di essere stata costituita, ancor meglio tessuta fin dall’eternità. Per poi sottolineare la propria anteriorità rispetto alle opere create da Dio: abissi, sorgenti, monti, colline, terra e campi. Il verbo usato per parlare della Sapienza è “generare”. Mi piace sottolineare come la Sapienza è figura femminile che prende la parola e racconta l’opera di Dio, presentandosi come “inizio” di tutto, come compagna di Dio e interprete del suo pensiero. Cerco di spiegare meglio. La Sapienza è inizio e figlia, così come poi Giovanni, nel prologo del Vangelo, ci presenterà il “Verbo”: pure lui Figlio, nella persona di Gesù (Gv 1,1ss). Questo per dire che Dio non è solitudine, ma si lascia aiutare dalla donna Sapienza nella costruzione e nell’intelligenza di tutte le cose: “Quando Egli fissava i cieli io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso (…) quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva i fondamenti della terra” (Pr 8,27.29).

A te, Sr. Maria Agnese, dico: Dio è comunione, relazione d’amore  che è il contrario del protagonismo nel quale spesso noi uomini cadiamo, l’opposto dell’individualismo che prende sempre più radici nel mondo. Gli altri fanno parte della nostra vita con i quali condividere l’esistenza, gli spazi, facendo circolare l’amore che avvolge, genera e dà vita. Nessuna forma di convivenza è facile: né matrimoniale, né religiosa. Ma se vissuta, immersi nella relazione trinitaria di Dio, tutto crea, tutto genera, come una nuova primavera nella Chiesa e nel mondo intero. La stessa terra che abitiamo, casa comune, diventa luogo di armonia e di bellezza, mentre chi è fuori da questa logica mina seriamente la convivenza umana, la deforma imbruttendola, bagnando la terra di sangue innocente.

Come ci ha ricordato S. Paolo, scrivendo ai Romani, la ragione fondamentale della “speranza che non delude” trova la sua fonte e il suo culmine nell’amore di Dio. L’amore che è stato riversato nei nostri cuori attraverso il dono dello Spirito Santo (cf. Rm 5,5). E’ sempre Dio che prende l’iniziativa e agisce per primo, pur rimanendo nascosto, per il bene di tutti, seminando il seme della speranza che germoglierà e porterà frutto a suo tempo.

Così è avvenuto nella tua vita, figlia carissima. Oggi in particolare con la professione perpetua, come Sposa, vai incontro allo Sposo che, come dice il Cantico dei Cantici, ti stringe a sè, rendendo la tua vita piena di luce, di gioia, di amore, di passione per la Chiesa che rappresenti.

Nel Vangelo di Giovanni, Gesù ci        ricorda che “molte cose ho ancora da dirvi; per il momento non siete capaci di portarne il peso”. In questo cammino trinitario Gesù continua a comunicarci sempre qualcosa di nuovo, è una continua rivelazione che, anche nel tempo che stiamo vivendo, si manifesta attraverso l’azione dello Spirito Santo. Ognuno di noi le capisce nel tempo, attraverso l’esperienza di vita, spesso rattristata da avvenimenti personali, familiari, comunitari, mondiali, ma vivificata dalla vita spirituale. Non tutto è comprensibile, soprattutto quando si coglie che solo attraverso la Croce di Cristo si può capire cosa sia davvero la vita cristiana e il discepolato. Ecco perché c’è bisogno dell’intervento dello Spirito Santo che viene in soccorso alla nostra debolezza. Spirito che non parlerà da sé, ma ci ricorda tutto ciò che avrà udito da Gesù e dal Padre.

Sr. Maria Agnese carissima, concludo con queste parole di S. Gregorio Nazianzeno, mentre ti affido alla Vergine Maria, che è Madre, Sposa e Figlia del suo Figlio, pregando insieme a tutti voi presenti, affinchè tu possa tuffarti sempre in questo mare infinito che è Dio Uno e Trino: “So che attraversiamo il mare con piccole navi e con deboli ali puntiamo verso il cielo trapunto di stelle, mentre parliamo di Dio a quanti lo cercano…. Un solo Dio, senza principio né causa, non circoscritto da cosa alcuna preesistente o futura, infinito che abbraccia il tempo, grande Padre del grande e santo Figlio unigenito: purissimo spirito… egli il Figlio è anche lui creatore e reggitore del mondo, forza e intelligenza del Padre…Canta anche la gloria dello Spirito. Tremiamo davanti al potente Spirito, come davanti a Dio: è per mezzo di lui che ho conosciuto Dio. Egli è evidentemente Dio, lui che mi fa diventare Dio: onnipotente, autore di doni diversi, suscita inni nel coro dei santi…

✠ Don Pino

PREGHIERA PER LA SOLENNITA’ DELLA SS. TRINITA’

 

Signore, il calore del sole rinfranca

la luce avvolge la vita

i raggi penetrano le nuvole

per rivestirsi di cielo

e si consegnano a te

Dio Amore, Trino.

 

Trinità, fonte di amore,

mistero svelato

bellezza inesauribile di vita

luce che non si tocca

ma fai vedere

per scrutare il creato.

 

Dio, ricchezza ineguagliabile,

Sole perenne,

Stupore disceso nel mondo,

nel volto di tuo Figlio

si gode il tuo volto di Padre

nell’amabile abbraccio dello Spirito.

 

Dio, relazione feconda,

ti consegni a noi in Gesù

che, infinito, eterno,

ci avvolge dello Spirito

e ci fa vivere per sempre

al ritmo dell’amore.

 

Signore, pienezza di Luce,

Calore eterno

abbraccio crocifisso e risorto,

riaccendi la fiamma della speranza

in questa umanità

chiamata ad uscire dal buio.

✠ Don Pino

Omelia dell’Arcivescovo-Vescovo Antonio Giuseppe Caiazzo per la Veglia di Pentecoste

 

OMELIA VEGLIA DI PENTECOSTE

Basilica Cattedrale Cesena

07 giugno 2025

 

Carissimi,

questa sera riviviamo lo stesso momento che tanti anni fa (più di 2000) si visse a Gerusalemme, in un luogo chiamato Cenacolo. Erano presenti gli apostoli – nel frattempo dopo il tradimento di Giuda il collegio apostolico era stato ricomposto con la scelta di Mattia  ( At 1,21ss) – e la Madonna che pregava con e per i figli della Chiesa, da poco nata ai piedi della Croce e a lei consegnata da Gesù (Gv 19,25ss). Sicuramente c’erano tanti altri uomini e donne (At 1,12ss), coinvolti emotivamente, spiritualmente e psicologicamente dall’esperienza della Pentecoste, dei quali si dice che “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nello spezzare il pane e nelle preghiere” (At 2,42).

Di certo gli Apostoli, pur vivendo l’attesa dello Spirito Santo e il conforto della presenza di Maria, umanamente erano ancora troppo impauriti e scoraggiati al punto tale che preferivano rimanere chiusi tra le mura del Cenacolo. Pur essendo insieme e pur formando un bel gruppo, meglio una comunità, diversamente da Maria, mancavano della luce, della forza, dell’amore dello Spirito Santo. Non essendo animati dallo Spirito di Dio, pur essendo stati i primi chiamati e compagni di cammino del Maestro Gesù, sui loro volti vi era stampata la tristezza, la preoccupazione per il futuro della loro vita, anzi temevano per la loro vita.

Hanno vissuto gli stessi sentimenti delle donne che di buon mattino si recarono alla tomba piangendo, dei discepoli di Emmaus che nel momento in cui Gesù si accostò loro e li interrogò, si voltarono verso di lui “col volto triste”.

Una Chiesa, dunque, appena nata e subito scoraggiata. Chiusa nella sicurezza di un luogo che è la sua fine se non è pronta a spalancare le porte del cuore all’amore dello Spirito Santo che come fuoco arde in essa, come lingua parla il linguaggio di tutti gli uomini. Una Chiesa spenta e senza speranza, incapace di rianimare una umanità che ha bisogno di essere presa per mano e accompagnata. Eppure, ripeto, nonostante la costante presenza e preghiera di Maria che, come Madre, si prende cura e custodisce questi figli, hanno perso la pace, non sono in pace con se stessi e di conseguenza nemmeno con gli altri.

Soltanto dopo la discesa dello Spirito Santo si ritrovano come uomini e donne capaci di sentire la forza dell’amore di Cristo che li possedeva e che li spingeva ad essere veramente ciò per cui erano stati chiamati: come Cristo, annunziatori della buona notizia di salvezza, uscendo da quel Cenacolo maleodorante di muffa come una sacrestia chiusa.

La Pentecoste ancora oggi ci vede riuniti in questo Cenacolo della Cattedrale, come in tanti altri luoghi, sentendo vicina e presente la Vergine Santa, Maria. Anche noi ci portiamo dentro paure e delusioni e, scoraggiati, mostriamo tutta la nostra tristezza per quanto avviene fuori dalle mura di questo luogo consacrato dalla continua presenza di Gesù Eucaristia, sul cui altare si perpetua il memoriale dell’istituzione dell’Eucaristia stessa, dall’annuncio della Parola, dalla comunione fraterna. Eppure in questo luogo, ancora una volta, viene invocato da noi lo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato.

Nel mondo c’è la tentazione di imporre una sola lingua, come a Babele. Siamo stati capaci di costruire una torre altissima formata da mattoni che sono armi letali, da malta impastata di ingiustizie e prepotenze, da intonaco di un’economia che declassa l’uomo riducendolo ad un autonoma, in funzione del guadagno di pochi a scapito di molti, del colore del sangue innocente, versato nelle terre martoriate di Gaza, dell’Ucraina e dei tanti teatri di guerra nel mondo, spesso dimenticati.

In questo scenario di tensioni e paure, ascoltiamo il grido soffocato delle tante ragazze/donne uccise da amori malati, da uomini che non sono educati alla bellezza dell’amore. Raccogliamo le tante, troppe lacrime di mamme e papà che sperimentano il crollo dei loro sacrifici di fronte a scelte sbagliate dei figli, le mortificazioni che subiscono, ma non perdono la speranza di un futuro diverso. Tendiamo le mani ai nostri giovani, ricchi della forza della vita, eppure spesso additati e giudicati come se la causa dei tanti problemi nel mondo fosse loro. Sono figli di questo tempo: belli, schietti, pieni di gioia e voglia di vivere e far vivere. Non mancano, come d’altronde in ogni epoca, giovani che guardano in direzione opposta, forse soggiogati da illusioni mistificanti, altri invece presi come “figli del male” da organizzazioni malavitose. Scrutiamo con preoccupazione il continuo spopolamento e l’invecchiamento dei nostri piccoli o grandi centri: non si accoglie più la vita, non nascono più bambini, cresce sempre di più il numero di aborti da tanti, purtroppo, visto come unica soluzione per difendere la propria libertà e i propri diritti. Ma anche in questo caso a scapito di chi non ha voce e non può difendersi nel chiedere il diritto a nascere.

Anche noi vediamo, senza capire, eppure “Il monte Sinai – anche oggi – è tutto fumante, perché su di esso scende il Signore nel fuoco, e ne sale il fumo come il fumo di una fornace: tutto il monte – anche ai nostri giorni – trema molto. Il suono del corno diventa sempre più intenso: Mosè (attraverso il Papa, gli apostoli odierni, i profeti e tanti operatori di pace e costruttori di giustizia) parla e Dio gli risponde con una voce. Il Signore scende dunque sul monte Sinai, sulla vetta del monte, e il Signore chiama Mosè sulla vetta del monte” (Es 19,18-20).

Il Signore scende per illuminare la paura del futuro, di restare soli, abbandonati nelle case di riposo. Come gli apostoli, anche noi viviamo le nostre paure e tensioni e di fronte alle incertezze della vita, siamo invitati a rispondere agli odierni bisogni e necessità.

In questa veglia di Pentecoste sentiamo che lo Spirito Santo viene per liberarci da tutte le paure e tensioni che ci tengono incatenati, facendoci rimanere nell’immobilismo: “Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano” (At 2,1ss).

Di una cosa siamo certi: ognuno ha bisogno, chi più chi meno, di riempiere i vuoti della propria vita. Come diciamo nel Credo: lo Spirito è il Signore e dà la vita. E’ quanto ci ricorda Ezechiele: “Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Così dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete. Saprete che io sono il Signore”» (Ez 37,4ss).

Carissimi, questa è la Pentecoste: aprirci all’azione dello Spirito Santo e lasciare che agisca con la sua potenza, ritrovando fiducia e speranza per essere, come gli apostoli, testimoni di bellezza, di gioia, di pace, di fraternità e giustizia, di profumo che ci inebria di desiderio dell’ eterno.

Ci affidiamo alla Madonna, venerata nella nostra Chiesa di Cesena-Sarsina, come Madonna del Popolo, e chiediamo a lei di restare sempre in mezzo a noi per sostenerci con la sua preghiera e insegnare a noi a fare altrettanto. Anche noi accogliamo l’invito del Signore a profetizzare: «Così dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano» (Ez 37,9). Siamo altresì convinti che Dio è fedele sempre alle sue promesse: «Io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni. Anche sopra gli schiavi e sulle schiave in quei giorni effonderò il mio spirito» (Gioele 3,1ss). Come agli inizi della predicazione del Vangelo anche noi «sappiamo che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi…ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili» (Rm 8,22-23).

Abbiamo sete di pace, di giustizia, di fraternità. Abbiamo soprattutto bisogno di Dio, rimeditando l’invito di Gesù, riferendosi al dono dello Spirito Santo: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva» (Gv 7,37-38).

Così sia.

✠ Don Pino

PREGHIERE PER LA SOLENNITÀ DI PENTECOSTE

Anno C

Finito il tempo tra noi risorto

fai spazio alla tua Chiesa, Gesù,

perché sia te in ogni tempo

nella semina dell’amore

gratuito

certamente folle:

fonte di lieta notizia.

 

È il tempo del tuo Spirito

che ora parla nella Chiesa, Gesù,

presenza feconda

generatrice di passione

suscita coraggio

nei dirupi della storia:

mondo disincantato.

 

Questo è il tempo che abiti in noi

figli della Chiesa, Gesù,

aspergi come rugiada che scende

silenziosa

e irrora la terra

in una rinnovata rigenerazione

memoria della tua presenza.

 

Questo è il tempo del vento gagliardo

che spira nella Chiesa, Gesù,

con potenza gloriosa

effusione perenne

che avvolge

riaccende lingue di fuoco

nell’incontro tra le genti.

 

Astergi il nostro cuore riarso

dal dominio del male, Gesù,

smorzando profani ardori

riempi del tuo amore

le nostre menti

rivestite di coraggio

per una nuova Pentecoste.

✠ Don Pino

PREGHIERA PER LA SOLENNITÀ DELL’ASCENSIONE

Anno C

Appari per l’ultima volta, Gesù,

e lasci spazio al tuo Spirito

che ora parla di te

guida sicura

accompagna

la Chiesa nascente

che ti annuncia

risorto e vivo

per sempre.

 

Abitati dalla tua Parola, Signore,

fervidi seminatori

lavoriamo nella tua messe:

missionari di vita nuova

nel cuore squarciato

dell’umanità

malata

ferita

in lotta con se stessa.

 

Anche noi ti guardiamo, Gesù,

mentre ascendi verso il Padre

e contempliamo la giustizia

nei cieli nuovi

nella nuova terra

vinciamo la fame di pane

l’idolatria del potere

l’onnipotenza di uomini

incapaci di amare.

 

Attorno a te, Maria,

Madre del dolore,

uniti in preghiera

cerchiamo conforto

ci riscopriamo famiglia

sotto il tuo manto

casa della carità

col cuore che arde

nell’unità della Chiesa.

✠ Don Pino

PREGHIERA PER LA VI DOMENICA DI PASQUA

Anno C

Naviga la tua Chiesa, Signore,

in acque agitate

da uomini da te amati!

Drammi planetari

scuotono le coscienze!

Interessi di pochi

al fragoroso suono

di incessanti bombardamenti.

Naviga la tua Chiesa, Gesù,

tra le paure di molti

nell’incertezza

di un domani senza sorrisi

ferite sanguinanti

invadente solitudine

dagli affetti svaniti

nel vento del dolore.

Navighi con la tua Chiesa,

Signore,

ci cerchi

solo per amore

generi illimitata fiducia

che vince ogni dramma

nel fluire del tempo

verso rotte

di fertili lidi.

Non ci lasci soli, Gesù,

nel dramma della storia

insegni che tutto può

lo Spirito che abbraccia

Spirito Consolatore

libera da ogni timore

edifica ponti di pace

solide fondamenta.

✠ Don Pino

 

PREGHIERA PER LA V DOMENICA DI PASQUA

Anno C

 

Dove vai, Giuda?

Abbandoni l’Amore

nutrimento della tua giovinezza

vendi la tua anima

nell’abisso senza ritorno:

precipizio di morte.

 

Ci sei sempre, Gesù,

nonostante i tradimenti

che straziano il cuore

fai scendere lacrime d’amore:

nuova creazione.

 

Trabocca il tuo cuore, Gesù,

bene supremo

che cambia la storia

di guerre e conflitti

di sangue e morte cruenta:

fallimento dell’uomo.

 

Offri il tuo amore, Signore

Gratuito, nuovo, antinomista

per amare “come” te:

verità ancora calpestata.

 

Il tuo è amore che salva, Gesù,

fonte zampillante, infinito stupore

che avvolge la passione che genera:

umanità impregnata di cielo.

 

“Come” te, Signore,

al centro della vita

“Fratelli tutti”

nello stile di Dio

mostrato nella tua carne:

crocifissa e risorta.

 

Sei folle, Gesù,

nel credere ancora

in chi ti vende, ti rinnega

mentre canta ancora il gallo:

follia che sempre ripaga.